Averardus et Antonius Philippi Salviati fecerunt recita l’iscrizione sull’architrave. Il palazzo fu di proprietà dei Ciampolini (sono presenti ancora gli stemmi in facciata), mercanti pisani, ma nel 1438 divenne residenza e banco dei Salviati, ricca famiglia di mercanti, produttori di panni e banchieri di origine fiorentina. Dal 1590, grazie ad Averardo e FilippoSalviati, il palazzo fu completamente restaurato, seguendo l’onda della renovatiourbis avviata da Cosimo I.
Il progetto fu affidato da Jacopo Piccardi da Rovezzano, collaboratore del Giambologna e del Francavilla, che realizzò una facciata con effetto di notevole plasticità, dovuta al volume delle cornici, all’effetto del bugnato e alle finestreinginocchiate. Lo stemma sul timpano triangolare del portale maggiore è della famiglia Salviati. Le strutture medievali sono ben visibili sul lato di via Kinzica, dove si riconoscono alcune monofore tamponate, archi a tutto sesto e ribassati.
Il filosofo di Galileo: Filippo Salviati nacque a Firenze nel 1583 e, pur ricevendo un’istruzione mirata al controllo finanziario della famiglia, concentrò i suoi studi sulla matematica e la fisica. Fu amico di Galileo Galilei che gli dedicò le lettere sulle macchie solari, Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari, nel 1613. Filippo fu accademico dei Lincei e della Crusca, ma la sua fama è dovuta principalmente al Dialogo sopra i due massimi sistemi di Galilei, del quale Filippo è protagonista in quanto filosofo libero dai dogmi dell’auctoritas e sostenitore e difensore del sistemacopernicano.
Nei pressi di palazzo Salviati è oggi allocata lapera: un provvedimento del Magistrato de l’Ufficio de’ Fossi e Strade della Città di Pisa del 26 febbraio 1692 stabilì che la Pera di pietra verrucana (in realtà di marmo)…[fosse tolta] di dove era, che tornava nel mezzo alla strada, e che la metta a canto al muro di detta Pia casa di Misericordia. La pera, termine fra l’altro utilizzato a Pisa anche nel XII secolo, altro non è che un cippoetrusco posto all’angolo tra via la pera e via San Martino, davanti alla domus dei Del Bagno. Il cippo era ubicato sopra una colonna alta circa 70 centimetri e già nel Seicento era un vero e proprio monumento. Secondo la leggenda esso rappresenterebbe un trofeo della virtù bellica dei de Balneo nel corso della prima Crociata. In realtà la pera è la testimonianza di un passato etrusco della città, una pietra Acheruntica proveniente dalle necropoli di Barbaricina, quartiere periferico ad ovest di piazza dei Miracoli.


